Crash Painting: prima “personale” di Sans a Milano

(Articolo pubblicato a Milano sul Corriere della Sera del 17 Gennaio 2009)

 

SANS RÈGLE

Ci sarà sicuramente una ragione per cui Erminio Alloni abbia scelto Sans come pseudonimo e deciso di abbandonare i collage per passare ai crash, ma ho preferito non chiederglielo.
Spesso ad ascoltare l’interpretazione che l’artista dà del proprio lavoro e delle proprie scelte creative si rimane un po’ delusi. Si è costretti da quel momento ad ancorarsi a “quel” punto di vista e l’immaginazione di chi guarda non può più vagare e vibrare liberamente. Vengono negate così milioni di ALTRE possibilità.

Vi siete mai chiesti come mai la maggior parte degli artisti “entri” nei libri di storia dell’arte solo post mortem? Estremizzando il concetto, credo che buona parte della ragione vada ricercata nel fatto che non possano più “spiegare” la propria opera. Sono gli altri, i critici, gli storici, i filosofi pure a farlo riuscendo a scovarvi i più disparati messaggi, ricerche di pensiero, ragionamenti di rottura che il non più presente artista non potrà mai contestare (e che magari non si era neanche sognato di condensare nel proprio lavoro).

Sto forse sostenendo che l’opera d’arte debba parlare da se’ per essere considerata tale?
Assolutamente sì. Non è forse la concretizzazione del processo più nobile di comunicazione?
Quello disinteressato di un uomo o una donna verso il mondo?
E’ con questo approccio che mi avvicino ai lavori di Sans e invito il pubblico della sua mostra a fare lo stesso. E’ difficile per chi, come me, conosce l’artista non soffermarsi sugli aspetti folcloristici del personaggio: la professione formalmente ordinata, il capanno disordinato ed informale, la violenza con cui abbatte a colpi di mattonate i recipienti pieni di colore.

E’ difficile, ma non lo farò. Voglio invece concentrarmi sulle esplosioni cromatiche, sui materiali scelti come base dei crash, ma anche i contenitori, poeticamente quotidiani. Sono bottiglie, tazzine da caffè, lattine, preservativi. Sans ha fatto un importante salto qualitativo quando ha smesso di temere il caos, la mancanza di regole, l’anarchia.

Quando si è costretto a non riposizionare il frammento di vetro della bottiglia appena esplosa, o il tappo sfuggito ai confini fisici che si era prefissato. Insomma quando ha cessato di ricomporre, di intervenire a posteriori. Negli ultimi lavori raccolti in questa mostra si è liberato dalla simmetria, dall’equilibrio dei pieni e dei vuoti, dalla gabbia dell’estetica.

E si è affidato o meglio si è fidato del caso, conscio che come un moderno big bang, dal caos può far nascere il sublime.

Silvia Pettinicchio
WANNABEE GALLERY

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